L’Aquila è Capitale italiana della Cultura per il 2026. A proclamarla è stato il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso della cerimonia che si è svolta oggi a Roma, nella Sala Spadolini del Ministero, alla presenza della giuria presieduta da Davide Maria Desario e composta da Virginia Lozito, Luisa Piacentini, Andrea Prencipe, Andrea Rebaglio, Daniela Tisi, Isabella Valente, e dei rappresentanti di tutte e 10 le città finaliste: Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Gaeta (Latina), L’Aquila, Latina, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Rimini, Treviso, Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena). Una decisione che ha suscitato gioia e orgoglio nella città e nell’intera regione dell’Abruzzo e che giunge in un momento cruciale, mentre il capoluogo abruzzese si prepara a commemorare il quindicesimo anniversario del terremoto del 2010, un evento che ha segnato profondamente la comunità e ha lasciato cicatrici visibili ancora oggi.
Le parole del primo cittadino
«È un onore reso non solo alla nostra città ma a tutto il territorio dell’intero Abruzzo, alle aree appenniniche, al centro dell’Italia. – ha commentato il sindaco Pierluigi Biondi a margine della nomina – La questione delle aree interne rappresenta, con la questione meridionale, la sfida del domani dell’Italia. L’Aquila si avvia a celebrare i quindici anni del terremoto. Un evento che ci ha colpito come comunità. Questo non è un risarcimento ma rappresenta un elemento intorno a cui ricostruire il tessuto sociale. La cultura è un elemento fondamentale della nostra ricostruzione. Saremo all’altezza del compito che ci affidate, viva l’Italia».
Fra arte, storia e resilienza
La nomina rappresenta un riconoscimento dell’importanza della cultura come catalizzatore per la rigenerazione urbana e il rinnovamento sociale. L’Aquila è rinomata per il suo ricco patrimonio artistico, storico e culturale, che abbraccia secoli di storia e tradizione. Attraverso iniziative culturali innovative e programmi educativi, la “città dei 99 castelli, delle 99 chiese, 99 piazze e 99 cannelle” ha lavorato per preservare e promuovere la sua eredità culturale unica e per abbracciare al contempo nuove forme di espressione artistica e creativa.
L’Aquila, città storica dell’Abruzzo, attrae i visitatori con la sua fiera tradizione culturale e i suoi monumenti. Alcuni dei suoi simboli senza tempo sono la Fontana delle 99 Cannelle, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, risalente al XIII secolo e celebre per l’elegante facciata bianca e rosa, il Forte Spagnolo, imponente fortezza cinquecentesca che offre una vista mozzafiato sui monti della Conca e il Duomo, dedicato ai Santi Massimo e Giorgio, affacciato sulla Piazza con i suoi caratteristici doppi campanili. E ancora la chiesa di San Bernardino con lo splendido fronte rinascimentale e i suoi chiostri, il Museo Nazionale d’Abruzzo, che conserva reperti archeologici e opere d’arte, testimonianze di una profonda spiritualità immutata nel tempo, la vivace tradizione teatrale.
Il riconoscimento come Capitale Italiana della Cultura è molto più di un semplice titolo onorifico; è un tributo alla tenacia e alla determinazione della città nel rialzarsi dalle macerie e ricostruire il proprio futuro. L’Aquila ha dimostrato una straordinaria resilienza, con i suoi abitanti che hanno lavorato instancabilmente per ricostruire non solo gli edifici, ma anche il tessuto sociale e culturale della comunità.
Il titolo offrirà al Capoluogo abruzzese un’opportunità senza precedenti di mettere in mostra il suo patrimonio culturale e catalizzare l’attenzione di tutto il mondo. Si prevede che il 2026 sarà caratterizzato da eventi culturali straordinari, esposizioni d’arte, performance teatrali, concerti musicali e molto altro ancora, che celebreranno la ricchezza e la diversità della cultura aquilana.
In conclusione, L’Aquila si prepara a intraprendere un viaggio come Capitale Italiana della Cultura. In un momento in cui il mondo affronta sfide senza precedenti, la storia della città è un incoraggiamento a credere nel potere della cultura di ispirare, guarire e unire.